martedì 20 aprile 2010

Chi l'ha visto?

Il "FIORE VERDE"naturalmente! Ma,prima, solo poche parole per scusarmi del fatto che per due giorni il mio Computer ha fatto le bizze. Inutile a spiegarne bene il perchè, difficile poi è da dire .Ha fatto le bizze, e basta, come un cavallo di razza. Adesso siamo qui a parlare di tant'altro. Per prima cosa bisogna complimentarsi con l'importantissima immagine offerta da Giovanna. Una foto? Piuttosto è già un'opera d'arte, adatta alla - campagnappenaieri. Mi fa pensare a quella poesia di Pascoli, "Lavandare". --- Nel campo mezzo grigio e mezzo nero / Giace un aratro senza buoi che pare / Dimenticato nel vapor leggero...---
E, da qui,si passa subito al"fioreverde", tipico della pianura come della marina, sia nelle zone romagnole che marchigiane, e non solo del pesarese, ma via via fina a tutto l'anconetano. Forse,però,era più adatto al Paese che alla Campagna. Tuttavia il suo tempo era sempre quello della Quaresima. Si iniziava a giocarlo subito finito il Carnevale, che già, la mattina del primo mercoledì di Quaresima, all'uscita della Messa, con la testa piena di cenere i bambini aprivano il gioco, per cui ciascuno dei giocatori si era già impadronito di qulche fogliolina di bosso, dal suo bel colore verde, anche in quella stagione. Sanciti i patti, ogni ragazzo quando incontrava un amico o un'amica, doveva pronunciare la parola fatidica "fuori il verde", a cui immediatamente il compagno-a avrebbe dovuto rispondere "fuori il tuo che il mio non perde", e per documentarne l'esistenza doveva subito mostrarlo. Chi mai l'avesse perduta quella fogliolina, o dimenticata in un'altra tasca dei pantaloni, o altrove, avrebbe dovuto pagare pegno. In certe ore della giornata, il detto fatidico variava con un"fuori verde in bocca", che in quelle ore la fogliolina doveva tenersi sempre in bocca, così da poterlo documentare. Ci si divertiva così per tutta laQuaresima. Il Sabato Santo il gioco finiva, e per pagarne tutti i pegni bisognava impegnarsi a cercare un piccolo regalo che poteva essere una carruba, dei "cuciarul", ma per i ragazzini un pò grandi ci voleva una cravatta o un fazsszoletto da testa. Il giorno dopo che era Pasqua, il fioreverde era passato nel dimenticatoio ove sarebbe rimasto fino all'anno seguente. GBM

3 commenti:

  1. Che gioco simpatico!
    A volte c'è da sorprendersi su quanto poco bastasse ai giovani di ieri per divertirsi. Se solo si potesse fare qualche piccolo passo indietro, a quest'ora avremmo forse una società più legata ai veri valori...
    Grazie per il vostro lavoro. Questo blog è stato davvero una gran bella scoperta!
    Danda

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  2. Quanto erano belle e semplici, molte tradizioni di una volta!
    Questa del"fiore verde" non la conoscevo, ma cercando in un libro di usi e costumi romagnoli ho visto che ne parla anche il Placucci,mettendo nei premi delle multe, anche le uova.
    Saluti.
    G.

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  3. Cara Danda, é da poco che ci siamo conosciuti, ma é così, col blog, che possono nascere le amicizie, alcune delle quali, poi,diventano vere. Se avrai la costanza di seguirci,potrai vederne delle belle. Naturalmente é sempre importantissima la tua collaborazione.Ciao,GBM.

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