giovedì 16 settembre 2010

La vendemmia nella Tenuta Torre.



Nella grande Tenuta Torre dei Principi Torlonia, a San Mauro, la vendemmia era uno dei raccolti più importanti e redditizi.
La raccolta dell’uva nei 140 poderi si faceva con 5.000cesti di vimini,e i carri andavano e venivano dai filari al grande cortile interno del Palazzo Padronale, dove si scaricava l’uva in attesa di essere pigiata.
Nel Palazzo esisteva uno stabilimento enologico , dove l’uva veniva pesata e ammostata a mezzo di pigiatoi meccanici : i locali di pigiatura , uno per le uve bianche l’altro per le uve rosse, erano costituiti da tre grandi magazzini sovrapposti alle tinaie.
Dal primo si scendeva esternamente nell’ampia corte,dagli altri ,mediante scala di ferro a chiocciola, si scendeva nelle tinaie.
Nelle vaste cantine esistevano due locali speciali destinati a due botti della capienza di 500 ettolitri l’una, oltre a 26 botti di quercia di Slavonia della capacità ognuna di 75 ettolitri.
Inoltre vi erano altre 73 botti di piccola dimensione dai 12 ai 20 ettolitri e una bottiglieria capace di contenere 50.000 bottiglie.
Nei vigneti bassi impiantati nel corso degli anni si coltivavano i seguenti vitigni: fra i rossi ,Sangiovese, Canaiolo o Cagnina, Malbek,Cabernet, Verdot; tra i bianchi ,Biancale, Trebbiano, Sauvignon.
La produzione vinicola della Tenuta, a fine ‘800 ,era già diventata famosa, era la più importante del versante adriatico e veniva venduta sia sul mercato interno che all’estero in Paesi come le Indie Olandesi, in Svizzera, in Germania e in Brasile.
Inoltre, famoso e apprezzato era lo spumante prodotto con uve bianche selezionate , lo “Champagne La Tour”, del quale era grande estimatore il poeta Giovanni Pascoli, che se ne faceva spedire alcune casse ogni anno,in ogni città dove era chiamato ad insegnare.

3 commenti:

  1. Alla scoperta delle Marche. La vendemmia.
    La vendemmia é un rito. E'una faticaccia. E' una festa e un divertimento. Le vigne nelle Marche sono dure da affrontare, ma la vendemmia non é solo fatica: deve essere rigorosa, attenta perchè un buon vino si ottiene solo a partire da una buona uva.Questo vale fin dalla raccolta : l'uva non deve essere schiacciata nè deve essere messa in casse troppo grandi che provocherebbero lo schiacciamento dei grappoli sul fondo.Bisogna fare attenzione sin da quando si tagliano con le forbici i grappoli dal peduncolo. Durante il raccolto si farà attenzione alla qualità dei grappoli, scartando quelli attaccati dalla muffa, così da non contaminare il mosto e quindi il vino. La pigiatura é il momento più festoso, anche se faticoso.Spesso nei borghi marchigiani si organizzano feste e gare tra giovani scatenati che pigiano l'uva con i piedi davanti a un gran pubblico. Alla fine, quel che esce dal lavoro di vendemmia e dalla successiva "raffinazione", é un vino di grandissima qualità, oggi riconosciuto in tutto il mondo.
    I VINI
    Tra i bianchi ricordo, credo di averli gustati tutti, il Verdicchio della Vallesina, il Verdicchio di Matelica, scelto da Garibaldi per infondere coraggio ai suoi soldati,il Bianchello del Metauro, il Falerio dei Colli Ascolani; tra i rossi, ormai noti tra gli appassionati di tutto il mondo, la Lacrima di Morro d'Alba, il Rosso Conero ed infine alcune tipicità meno note che hanno resistito agli attacchi della modernità, i bianchi Passerina e Pecorino e il rosso spumante Vernaccia di Serrapetrona ottenuto con una parte d'uva essiccata su graticci: un nettare che é prodotto nel solo territorio di Serrapetrona, in un fazzoletto di terra di soli 45 ettari, dai quali nasce questo fantastico spumante dal gusto caldo, dolce e selvatico nel contempo.

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  2. Una sera del 1897
    (tratto da "Ricordi pascoliani", Garattoni, Rimini, 1939)

    Una sera di fine settembre 1897, in piazza Cavour a Rimini, verso le 19 arriva Giovanni Pascoli, guidando un barroccino trainato dall'"irrequieta Violetta".
    Ha un appuntamento con Rico Tognacci ed altri amici sammauresi al Caffè Commercio, in una saletta riservata, dove li attende un cameriere che, per festeggiare l'incontro, stapperà una bottiglia di "Champagne La Tour", cioè vino della fattoria La Torre.
    Dopo il brindisi, la compagnia esce e s'incammina verso il teatro Vittorio Emanuele II.
    Giunto davanti alla pescheria, Zvanì si ferma un attimo e, commosso, comincia a parlare dei suoi ricordi legati alla nostra città.

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