mercoledì 16 marzo 2011

I contadini e l'Unità d'Italia.


Lo Stato unitario nasceva ,ma i milioni di lavoratori rurali –il 65 per cento dei suoi abitanti- era alle prese con i soliti problemi della sopravvivenza quotidiana e dello stento del vivere.
Pellagra, tifo, tubercolosi ,alta mortalità infantile erano piaghe fin troppo evidenti.
Il disagio alimentare era estremo per la gran parte dei contadini,i quali consumavano carne solo nelle grandi occasioni festive e in molte regioni del nord si nutrivano quasi esclusivamente di mais.
Per non parlare dell’analfabetismo,che colpiva l’80 per cento degli italiani ,con punte superiori al 90 per cento al Sud, dove era totale tra i contadini.
Il mondo dei villani e degli zotici abitatori delle campagne appariva allora ai cittadini , nobili o borghesi o plebei che fossero, come un’insieme di inferiorità antropologica e quasi razziale.
E da parte sua il popolo della campagna nutriva da sempre odio e rancore verso il “padrone”,verso “l’autotità” e ora verso lo Stato “piemontese”che aveva introdotto una coscrizione obbligatoria assai pesante e aveva aggravato il carico fiscale.
Ma anche prima dell’Unità l’inerzia dei contadini e la loro poca passione politica era stata notata anche da Garibaldi, il quale lamentò più volte di non aver mai visto un contadino tra i suoi volontari.
Se i contadini non presero le armi per Garibaldi, le presero invece per aderire alle decine di bande di “briganti” ,perloppiù disertori,che si formarono un po’ in tutte le regioni, ma soprattutto nel Mezzogiorno , tra il 1861 e il 1865-1870.
Lo scontento del mondo contadino al principio del Regno d’Italia si manifestò anche con cantate e detti che sono durati a lungo nella memoria popolare.
Uno di questi, in dialetto romagnolo , recita così:

“ Sota e’ Pepa u s’digiunèva e u s’sviva;
Sota l’Austria u s’pativa ma u n’s’muriva;
Sota l’Italia ch’la guverna, requiem eterna”.

Sotto il Papa si digiunava e si sveniva/
sotto l’Austria si pativa ma non si moriva/
sotto l’Italia che governa, requiem eterna.

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