domenica 6 marzo 2011

LA LEVA OBBLIGATORIA DELL'ITALIA UNITA.



La prima leva del nuovo Stato italiano fu indetta nelle Romagne nel 1860: il 30 giugno il governo ottenne dal parlamento l’autorizzazione a effettuare la leva sui nati nel 1839, oltre che nelle “vecchie province”, anche in quelle romagnole appena annesse.
Dato che sotto la dominazione pontificia non ne andavano soggetti, la coscrizione fu un fenomeno subito mal tollerato e causò una rilevante e perdurante renitenza, soprattutto nei primi anni postunitari.
Dato che vi era un soprannumero di giovani,il sistema di reclutamento era basato sul sorteggio tra tutti quelli che avevano compiuto i 21 anni e dichiarati idonei alla leva ;tra questi solo una parte intraprendeva il servizio militare, gli altri, ugualmente idonei ma destinati alla seconda categoria ,entravano nella riserva.
La durata della ferma ,per gli arruolati nella prima categoria, era di undici anni, di cui cinque in servizio attivo e sei di congedo illimitato.
Per i più fortunati appartenenti alla riserva invece , il congedo arrivava subito, dopo soltanto quaranta giorni di addestramento sommario.
Una ferma minima di cinque anni era una tragedia soprattutto per le famiglie contadine che vedevano portarsi via braccia robuste al lavoro dei campi: nelle prime tre leve effettuate nel Forlivese , su un totale di 884 renitenti,ben 543 erano coloni o braccianti, molti dei quali si davano al brigantaggio.
Sempre nelle prime tre leve la percentuale dei disertori oscillò tra il 30 e il 50 per cento, toccando punte del 75 per cento nel Riminese.
E come sempre i poveri non avevano via d’uscita:o la coscrizione ,o, in caso di diserzione, la prigione fino a due anni e altri due anni di ferma supplementare.
Invece chi se lo poteva permettere , per legge poteva farsi sostituire dietro pagamento di una somma da un altro coscritto ,che faceva il servizio militare al suo posto.
Per i giovani del popolo non restava altro che o la diserzione, o simulare malattie o i tanti episodi di autolesionismo come la mutilazioni di dita dei piedi e delle mani o altre menomazioni.
Nei registri di leva di quegli anni,conservati nell’archivio del mio paese, ho rintracciato un mio avo, Domenico Benedetto ,babbo del mio bisnonno,della leva del 1845 ,che passa la visita per la coscrizione dell'anno 1866.
Accanto al suo nome poche note: professione colono, altezza mt. 1.65,riformato a “causa di una cattiva conformazione del torace”.
Penso con quanta gioia sia tornato a casa dai suoi, nel podere a mezzadria della grande Tenuta Torlonia , dai suoi genitori che avevano visto morire almeno sette figli e solo lui era sopravvissuto insieme a una sorella, lui che era nato quando suo padre aveva ormai 46 anni e per non dover lasciare il podere aveva dovuto assumere dei garzoni, uno dei quali poi diventerà il cognato di Domenico.
Uomini e vicende del tempo dell’Unità d’Italia……

3 commenti:

  1. Grazie! Ci date sempre delle informazioni interessanti e curiose.

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  2. Ciao Giovanna,
    trovo interessante il passaggio in cui riferisci che non c'era la leva nello stato pontificio. Mi sembra (male?) che ci fosse il sorteggio invece. Hai riferimenti/citazioni riguardo la leva nel periodo pontificio?

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